Dal punto di vista di Calvino

Lo scrittore italiano Italo Calvino agli inizi degli anni Settanta pubblica "Le città invisibili", libro il cui filo conduttore è il dialogo tra Marco Polo e l'imperatore Kublai Khan che apre ogni capitolo andando a percorre di volta in volta storie e filoni narrativi molto vari e colorati. Quest'opera è stata definita come letteratura combinatoria, in quanto l'autore si trova a giocare con il lettore attraverso una complicata serie si rimandi e referenze all'interno del filone narrativo, nella ricerca delle combinazioni nascoste nell'opera e nel linguaggio. Tra i passi più famosi del libro vi è sicuramente Leonia (il cui testo potete trovare qui). Questa è una città di fantasia, in cui tutti vogliono avere tutto sempre nuovo, fino ad arrivare ad un punto in cui viene prodotto di più di quanto si riesce a consumare. Leonia, non è solo un luogo fisico, ma come le altre città invisibili descritte da Calvino, sono simbolo di qualcos'altro: un mondo squilibrato in preda a manie consumistiche, il cui unico credo è diventato "l'usa e getta". E' una città in cui la mania di consumare e il godimento del nuovo sembrano aver preso il sopravvento. Vengono così create delle discariche a cielo aperto in cui vengono gettati oggetti "vecchi" di ogni sorta, dai pneumatici alla plastica. Nel testo Calvino mette sotto luce gli aspetti critici del consumismo sfrenato, che arriva a consumare i consumatori, e anche l'aspetto più ecologico del sistema capitalistico. Le discariche prevalentemente di plastiche vengono dipinte come dei "mostri" che mangiano lo spazio arrivando a toccare le periferie della città, evidenziandone il problematico impatto ambientale, lasciando intendere che se non si trovano soluzioni sia al problema del consumismo sfrenato sia a quello ecologico, ogni nostra città diventerà una nuova Leonia.




















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